60 anni di storia che guardano al futuro
Sessant’anni di attività non rappresentano solo un traguardo ma anche un punto di osservazione privilegiato: da cui guardare la strada percorsa e quella ancora da costruire. In occasione di questo anniversario importante, ripercorriamo le tappe più significative della storia Santalucia Mobili attraverso le parole di Jacopo Galli, il nostro CEO.
Tra passato e presente, tra sfide superate e nuovi orizzonti, questa breve intervista, ci restituisce il ritratto di un’azienda che è testimonianza concreta di solidità e visione, capace di evolversi restando fedele alle proprie radici.

Sessant’anni di attività sono un traguardo importante, raccontano la storia di un’azienda che si è evoluta nel tempo.
Cosa significa per Santalucia Mobili, oggi, festeggiare questo anniversario?
Per Santalucia Mobili, questo traguardo rappresenta una grande eredità e, insieme, la responsabilità di costruire un percorso solido anche per chi verrà dopo. Desideriamo fare in modo che possano godere di questa storicità per poter scrivere nuove pagine. Inoltre, questa consapevolezza diventa forza, soprattutto nelle trattative commerciali: poter contare su un’esperienza così consolidata significa offrire, in Italia e all’estero, una garanzia di professionalità a chi ci sceglie.
A differenza di molte aziende del settore, Santalucia Mobili non è nata da una storia di famiglia ma da un team di persone con un obiettivo condiviso. In che modo questa identità “collettiva” ha influenzato la crescita e la cultura aziendale?
Ha un grandissimo significato, che va oltre i limiti che il nostro modello può talvolta far percepire: è il valore della condivisione, di obiettivi e sogni comuni.
Pensando ai primi tempi della nostra storia, mi piace spesso ricordare che Santalucia Mobili è nata da quel sogno collettivo dei nostri fondatori. Lavoravano come dipendenti di altre realtà, ma ad unirli era il desiderio di costruire qualcosa di loro: nemmeno l’alluvione del 1965, che sembrava aver letteralmente annegato la loro partenza, è riuscita a fermarli. Nonostante le difficoltà del caso, sono ripartiti insieme e oggi eccoci qua, con il loro DNA: quello di “non mollare mai”.

Quali sono stati i momenti chiave che hanno definito l’evoluzione dell’azienda?
Di questi 60 anni, ad oggi, io ne ho vissuti 40 in Santalucia Mobili e posso dire che ci sono stati momenti belli ma anche altri sicuramente complessi. Ricordo, appena arrivato, l’esplosione del mercato francese: il 60% del nostro fatturato veniva dall’export. E quando i francesi ci hanno “abbandonati”, ricordo la forza dei soci e della direzione, nel voler trovare velocemente nuovi sbocchi per ripartire, senza stare a piangersi addosso. Da lì sono nati i nostri primi programmi componibili, che oggi rappresentano uno dei nostri punti di forza. Un altro passaggio importante è stato il superamento della crisi del settore sorta dopo il periodo dei subprime, poco dopo il 2010. Anche in quel momento, un progetto chiaro e condiviso, unito alla volontà solida dei soci di non mollare, ci ha permesso di affrontare la crisi con successo e di ripartire.
Infine, la chiusura dovuta al Covid nel 2020 è stata per noi l’occasione per ripensare alcune strategie e per fermarci a riflettere sui temi della sostenibilità abbracciando un impegno concreto basato sui principi ESG (Environmental-Social-Governance), che ci ha accompagnati fino al traguardo storico di diventare una delle prime – se non la prima – azienda di programmi d’arredo in Italia a trasformarsi in Società Benefit.
A marzo 2025, Santalucia Mobili è appunto diventata Società Benefit. Un altro traguardo significativo di questo anno. Cosa cambia, concretamente, nel modo di fare impresa?
È un nuovo sogno che si è realizzato. Fin dall’inizio di questo percorso, abbiamo pensato che fosse un dovere dell’imprenditore – insieme alla politica – indicare una strada di azioni concrete che possano andare nella direzione di offrire un futuro per le generazioni che verranno dopo di noi, e non di consumare tutte le risorse.
Diventare Società Benefit, aggiungendo nel nostro Statuto obiettivi di bene comune accanto a quelli economici, è stato un modo per confermare la purpose valoriale che avevamo abbracciato già nel post-Covid, ovvero quella di essere un’organizzazione contaminante per il settore, dimostrando appunto che si può fare business e pensare all’ambiente e alle persone nello stesso tempo. Senza cercare giustificazioni come: “Nessuno lo fa”, “È troppo costoso”, “Non ho tempo”.
E proprio la sostenibilità è diventata un tema centrale per chi fa impresa. Come si evita che resti solo una parola di tendenza? E come la traduce Santalucia Mobili in scelte concrete?
Nel nostro Bilancio di Sostenibilità ogni anno riportiamo le azioni concrete che mettiamo in campo: interventi per il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di CO2, la ricerca di materiali e soluzioni sempre più a basso impatto ambientale, l’efficientamento dei processi e l’attenzione verso le persone, sia all’interno dell’azienda che nelle relazioni con il territorio. A supportarci in questo impegno ci sono gli “Ambassador della Sostenibilità”, gruppo nato tra i nostri collaboratori nel 2024, che ci aiuta a non abbassare mai la guardia su questi temi.

Concludiamo con un piccolo gioco di parole: lo scopo è associare a ciascun termine un aneddoto Santalucia Mobili. Cominciamo con…
SORPRESA
È ogni volta l’entusiasmo dei nostri soci, che ci sono sempre vicini e sostengono le nostre scelte. Molti dicono che tante teste sono un limite, ma in Santalucia Mobili, i nostri 13 soci sono la testimonianza del contrario.
CASA
È il concept del nostro progetto “La Casa Homy”, il nostro cavallo di battaglia nella proposta di prodotto. Ma non solo: è anche la soddisfazione di sapere che, tra i nostri collaboratori – anche tra i nuovi arrivati– c’è chi ci restituisce l’orgoglio di sentirsi parte di una famiglia. Perché dove c’è casa, c’è famiglia.
SFIDA e CORAGGIO
Per me, sfida e coraggio sono due termini che vanno insieme: oggi affrontare continuamente nuovi scenari significa accettare nuove sfide che richiedono di avere il coraggio di abbandonare i vecchi paradigmi per cercare nuove soluzioni: In più, in questi anni ci vuole tanto coraggio per fare impresa.
MONDO
Il mondo si è rimpicciolito, tant’è che oggi l’Europa è un’estensione dell’Italia e l’estero lo consideriamo extra Cee. Spesso, quando faccio visita ai clienti che espongono i nostri prodotti in paesi lontani, mi viene spontaneo pensare dove sono arrivati gli artefatti partiti da quel laboratorio iniziale dei nostri fondatori, quei sette amici che avevano il sogno di diventare imprenditori.